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domenica 5 giugno 2016

Dahon Classic III Updates

Sono passati più di due anni da quando ho salvato dall'abbandono la piccola Dahon Classic III (per approfondire leggi il post della presentazione QUI ).
Salvata sì da una fine ingloriosa ma comunque non utilizzata come meriterebbe.
Da tempo stavo pensando di "migliorarla", aggiornando alcune componenti senza però stravolgerne l'estetica (come già accennato in passato), per poterla utilizzare un po' più spesso.

Qualche giorno fa ho trovato il tempo per montare tutto ciò che via via avevo messo da parte; in fine sono lieto di annunciarvi che Chatarrita è tornata!!
 Adesso veniamo al dunque:
 La Dahon Classic di serie monta dei copertoni da 47-305 16"x1.75", all'epoca avevo sostituito gli originali con degli entry level della stessa misura, ma visto il peso importante della bici (quasi 15kg), ho deciso di acquistarne dei nuovi da  40-305 16"x1.50" quindi con larghezza inferiore per renderla per lo meno un po' più "scorrevole".
 La scelta è ricaduta sui copertoni della Strida con fianco bianco e banda laterale riflettente.
 Il manubrio originale d'acciaio era parecchio rovinato/ossidato, l'ho sotituito con un BLB Rainbow in alluminio, pesa la metà ed ha quasi le stesse dimensioni (non disturba in fase di piegamento del piantone manubrio etc.).
 Le leve dei freni sono state sostituite con delle Tektro FL750, ottime al tatto e veramente ben fatte. Per quanto riguarda il comando del cambio  IGH ho montato la classica levetta Sturmey Archer SLS30.
Per completare "la plancia di comando" le manopole di serie della Brompton ed un campanello in stile Crane mini dorato da 45mm di diametro.
 Per concludere, sellino in cuoio nero Gyes GS17 e freni caliper dual-pivot Saccon in alluminio.
(clicca sulla foro per ingrandirla)
Qualche foto scattata assieme alla Brompton a spasso per Barcellona:
Alla prossima!! 

venerdì 19 settembre 2014

Bergamo: 21 Settembre - Grazielliadi 2014

Domenica 21 settembre a Bergamo avrà luogo la sesta edizione "la Leonardesca" delle Grazielliadi, 
il divertentissimo evento dedicato alla mitica bici pieghevole Graziella:
 Informazioni e programma:
Ulteriori info sull'evento nel blog degli organizzatori: Grazielliadi
Per approfondire, un nostro post sulla Graziella: qui

giovedì 15 maggio 2014

Dahon Classic III

Qualche tempo fa, come accennato in alcuni post precedenti ho avuto l'opportunità di acquistare una Dahon Classic III del 1988.
 L'ho incontrata in un negozio di antiquariato, sporchissima, con il telaio pieno di adesivi e nastro isolante e le parti cromate un po' macchiate dall'ossido; dopo qualche buona giornata di lavoro e parecchio olio di gomito questo è il risultato:
Il telaio sembra ancora in ottime condizioni e la bici è provvista degli accessori/componenti originali quali sellino, parafanghi e catarifrangenti, portapacchi, caster wheel (ruotina situata sotto al telaio per appoggiare la bici da piegata e facilitarne il trasporto passivo) etc. anch'essi in buono stato di conservazione. Sul telaio sono presenti ancora anche i vari adesivi Dahon, sul  paracatena con la dicitura Dahon California, così come l'etichetta in metallo sul parafanghi posteriore etc.

Un po' di storia di questa bici raccontata attraverso uno dei primi video promozionali:
Ed altre informazioni interessanti su  Dahon Story

Per quanto riguarda la parte meccanica, la Dahon Classic III monta un cambio interno al mozzo IGH Sturmey-Archer AW 3Speed datato 1987 con pignone da 13 denti, nel mio caso dopo una bella ripulita/lubrificazione e un'accurata regolazione è ancora decentemente funzionante:
Ulteriori info su questo tipo di cambio Sturmey-Archer AW 3 Speed Hub ed informazioni storiche su Sturmey-Archer Heritage

La trasmissione è veramente ben equilibrata, ed ha poco da invidiare alle bici pieghevoli moderne, lo sviluppo metrico è più che accettabile per affrontare leggere pendenze ed è perfetto in  pianura; forse un po' duretta la marcia più lunga:

La Dahon Classic III monta una particolare guarnitura con pedivella destra "ribaltabile", corona da 52 denti  e un movimeto centrale vecchio stile "One-piece crank" statunitense.

Questo tipo di guarnitura mi ha spinto a realizzare un protettore in cuoio per la parte superiore del semitelaio anteriore:
In quanto in fase di piegamento una volta "ribaltata" la pedivella destra,  la pedivella ed il pedale sinistro entrano in contatto sfregando/graffiando la parte in questione.
Il risultato è funzionale ed anche gradevole esteticamente.

Con un po' di pratica la bici si riesce a piegare in una manciata di secondi quasi come Yuen Biao in questa scena tratta dal film del 1988 Dragons Forever con  Jackie Chan e Sammo Hung:


 La bici piegata ed appoggiata in verticale sul rinforzo in acciaio del parafanghi posteriore ha un ingombro veramente ridottissimo. In questa posizione occupa pochissimo spazio, ed in quanto a dimensioni da piegata può competere tranquillamente con Ori o Brompton.
Infatti le misure dichiarate da piegata e appoggiata sullla rotella in orizzontale sono:
 Larghezza 68,58cm Altezza 45,72cm Profondità 24,13cm.
 Le misure reali sono di un paio di cm in più per ogni lato.
 Nota dolente il peso, infatti ci aggiriamo intorno ai 15kg, ma c'è poco da stupirsi tenendo in considerazione l'anno di fabbricazione della bici, le componenti ed il materiale utilizzato; praticamente è quasi tutta d'acciaio, telaio, forcella, il doppio reggisella telescopico, i cerchi, manubrio, piantone sterzo etc. etc.
 Certamente con componenti moderne potrebbe pesare anche 5kg meno.
Comunque sia per il momento non ho intenzione di effettuare cambiamenti radicali, i freni e le leve classiche Lee Chi/Promax, i pedali VP etc. reggono ancora bene ed ho cambiato esclusivamnete camere d'aria, copertoni, manopole e catena perché erano praticamente inutilizzabili;
 le bici classiche è mia abitudine (se possibile)  lasciarle nella versione originale.

La scheda tecnica dal manuale originale (fonte: Bicipieghevoli.net)
In marcia è una bici molto divertente, abbastanza comoda ma soprattutto maneggevole; di tanto in tanto la stiamo utilizzando tranquillamente in città o per piacevoli passeggiate in spiaggia.

Considerazioni finali:
A mio modesto parere è un vero e proprio gioiellino ma soprattutto rappresenta un pezzo di storia delle bici pieghevoli da conservare con cura; inoltre mi ha sempre affascinato, sarà per il particolare telaio "romboidale", per la barra obliqua cromata che blocca il piantone sterzo,  per le ruotine da 16" o forse perché semplicemente mi ricorda con nostalgia gli anni '80.
Questa bici molto probabilmente era stata abbandonata in una casa di villeggiatura sulla costa destinata all'oblio e ad un inesorabile deterioramento; ma per fortuna adesso è in buone mani.

Alla prossima!

martedì 22 aprile 2014

Dahon Classic III - Coming Soon!

Tra breve la "presentazione ufficiale" della mia "ennesima" bici pieghevole;
questa volta tocca ad una Dahon Classic III, un gioiellino degli anni '80 che sto cercando di recuperare.
Stay tuned!

mercoledì 10 luglio 2013

Mitica Graziella

Nel 1964 in Italia nasceva la Graziella, la celebre bicicletta pieghevole disegnata da Rinaldo Donzelli e prodotta da Carnielli (info Wikipedia); quindi nonostante se ne parli ben poco a livello internazionale e sia stata in seguito copiata in tutto il mondo la nostra Graziella è senz'ombra di dubbio un'antesignana nel settore delle bici pieghevoli. Infatti ancora oggi la maggioranza delle biciclette pieghevoli, utilizzano lo stesso disegno del telaio (telaio pieghevole con snodo centrale).

Il concetto base di questo tipo di bici, così come anche le pubblicità dell'epoca sono pressappoco identiche a quelle che oggigiorno ci vendono come una novità i vari marchi attuali:
Due piccole ruote, una grande bicicletta, si piega in pochi secondi, compagna in vacanza, amica in città...
La puoi trasportare comodamente in una borsa...
Un articolo un po' datato ma molto interessante a cura di Sergio Mannu:
“Quando si parla di Graziella la mente vola subito al felice periodo della nostra fanciullezza, fatto di lunghi pomeriggi d’estate, di golosi panini con la Nutella, di canzoni di Lucio Battisti che riecheggiano nell’aria e naturalmente di interminabili giri in bicicletta nel giardino pubblico, per le strade del quartiere o addirittura nel cortile di casa nostra. Ma perché ancora oggi il nome di Graziella riesce ad essere così magico? Facciamo un doveroso salto indietro nel tempo per ricostruire la storia di questa bicicletta tanto amata dalla generazione di chi era bambino più di trent’anni fa. Era il 1964 e sull’onda del boom economico che stava attraversando l’Italia con un’irrefrenabile carica d’entusiasmo, la bicicletta incominciava finalmente ad assumere un’immagine diversa da quella del mezzo di trasporto povero, persino un po’ triste ed usato da chi non poteva permettersi di più per recarsi in fabbrica o in ufficio. Su geniale progetto di Rinaldo Donzelli, la Teodoro Carnielli di Vittorio Veneto (TV) presenta in quell’anno un’assoluta novità: la Graziella, un’elegante bicicletta pieghevole destinata a rivoluzionare per oltre vent’anni il mondo delle due ruote. Appoggiata da un’intelligente campagna pubblicitaria, la Graziella incontra immediatamente i favori di una larga fascia di clienti per quella sua immagine raffinata, favorita anche dalla musicalità del suo nome gentile ed armonioso. Uno slogan dell’epoca la definisce con una punta di civetteria “la Rolls Royce di Brigitte Bardot” e il paragone con la Casa automobilistica d’Oltremanica non sarà affatto irriverente, vista la straordinaria qualità costruttiva di questa bicicletta ormai assurta a simbolo di un’epoca irripetibile.
Brigitte Bardot e Salvador Dalí tra i testimonial della Graziella
Carta vincente della Graziella fu in primo luogo la sua straordinaria praticità. Il robusto telaio, pieghevole grazie alla cerniera centrale e all’assenza della canna orizzontale, le ruote piccole, la sella imbottita ed il manubrio ambedue sfilabili con la massima facilità ne consentivano un agile trasporto anche nell’abitacolo di un’utilitaria di piccole dimensioni. Da queste poche caratteristiche era praticamente immediato identificare la Graziella come un nuovo simbolo di libertà e di anticonformismo. Possedere una Graziella significava infatti sintonizzarsi immediatamente con il colorato spirito del tempo, all’insegna di uno stile di vita allegro e spensierato. Sulla scia di questo strepitoso successo nacquero ben presto agguerrite rivali della Graziella, che ne riproponevano la linea in chiave più essenziale e ad un prezzo decisamente inferiore. L’Atala, la Legnano, l’Aurelia Dino, la Girardengo, la Olmo, la Bianchi, la Gerbi ed innumerevoli marche meno note invasero rapidamente il mercato, contribuendo a familiarizzare tantissime persone, specie i bambini, col fantastico mondo delle due ruote. Fu così che, nel 1971, la Carnielli decise di sottoporre la Graziella ad un profondo quanto necessario re-styling, dal quale nacque una autentico miracolo di purezza di linee e di esclusività dei contenuti. “Reinventata da Carnielli”, come dicevano le pubblicità dell’epoca, la nuova Graziella si distingueva dal modello precedente per le ruote di diametro maggiorato e per un telaio di dimensioni finalmente adatte a tutte le corporature. A queste prime particolarità, si aggiungeva tutta una serie di dettagli unici, studiati appositamente dalla Carnielli per identificare a colpo d’occhio la Graziella rispetto a tutti i modelli concorrenti. Il colore, innanzitutto, che come per la serie precedente continuava ad essere il classico bianco panna o in alternativa un delizioso blu oltremare.
Foto dal catalogo d'epoca Carnielli
Onde consentire all’acquirente di mantenere l’integrità dell’impeccabile verniciatura, la Carnielli forniva insieme alla Graziella un tubetto di vernice, con tanto di pennellino incorporato nel tappo, per eventuali ritocchi che solitamente interessavano il portapacchi, normalmente assai esposto ad urti e graffiature (questo dettaglio della Carnielli viene utilizzato ancora oggi da alcuni marchi di bici pieghevoli) . Quest’ultimo era forse il più vistoso motivo di distinzione della Graziella: guardandolo di fianco, esso era caratterizzato da due tubi orizzontali di eguale lunghezza raccordati con un tubo piegato a semicerchio, mentre nelle imitazioni i due tubi orizzontali, di diversa lunghezza, erano uniti da un tratto dritto ottenendo così la forma di un trapezio scaleno. Il manubrio conservava la stessa slanciata forma rettangolare della serie precedente e costituiva un ulteriore caratteristica per non confondere la Graziella con le sue rivali, che solitamente ne montavano uno dalla forma trapezoidale. Persino il campanello dava alla Graziella quel tocco di classe in più: costruito in solido metallo cromato, recava una vezzosa “G” sbalzata su un esagono allungato di colore blu ed era dotato di un suono potente, che sembrava quasi sorridere tanto era gaio e squillante nel timbro. Il fanale era incorporato nel telaio tramite un pregevole scatolato in lamiera smaltata di bianco con allegre guarnizioni blu, mentre le altre marche lo avevano semplicemente fissato sul parafango anteriore e non di rado realizzato in plastica di modesta fattura. Pur così ben fatto, questo fanale aveva un grave difetto che già allora sorprendeva per la sua illogicità: rimanendo solidale al telaio, nelle curve illuminava i lati della carreggiata rendendo così la Graziella un mezzo poco consigliabile per passeggiate serali in strade non rettilinee. Incredibile a dirsi, la Graziella era anche dotata di un antifurto, non del tutto affidabile in verità, che si azionava con una chiave la cui serratura era parte integrante del telaio. Ultima ma non meno importante caratteristica, la facile quanto sicura smontabilità: dotata di un curatissimo meccanismo con leva di serraggio delle flangie, vite a brugola e dado di chiusura, la meticolosa Carnielli dava in dotazione una piccola trousse di attrezzi appositamente realizzati, da inserire in dedicate sedi del telaio onde portarli sempre con sé.
La nuova Graziella non deluse le aspettative, al punto che la sua Casa costruttrice le affiancò delle versioni speciali degne di essere ricordate in questa sede: la bizzarra Graziella Flor dalle decorazioni floreali in stile hippy, con la quale si riceveva in omaggio il 45 giri Fonit-Cetra “Io vado sul fiore…vieni anche tu…”, la sportiva Graziella Cross con cambio a cloche e lo splendido chopper Graziella Leopard, corredato da una ricca serie di accessori dedicati ma costoso quasi come un ciclomotore. Fu persino commercializzata una Moto Graziella, sempre di produzione Carnielli, pieghevole anch’essa ma che nonostante l’originalità dell’idea ebbe scarso successo per la linea alquanto disomogenea, nella quale le ruote troppo piccole mal si accordavano al manubrio eccessivamente lungo.
La lunga, grande, calda estate giovane degli anni ‘70 volgeva però al termine ed i vistosi limiti della Graziella, comuni a tutte le altre biciclette pieghevoli, incominciavano a farne dimenticare i pur notevoli pregi.
Eccessivamente pesante soprattutto in salita oltre che cronicamente priva del cambio di velocità (esistevano anche versioni con cambio interno al mozzo), la Graziella mostrava pericolose instabilità ad andature relativamente veloci, che certo non si addicevano al carattere tranquillo ed un po’ snob di questa bicicletta. Ciononostante, non erano pochi i ragazzini che la utilizzavano per affrontare massacranti arrampicate, per sgommate a bici aperta o per impennate sulla sola ruota posteriore. Nel frattempo, nuovi mezzi a due ruote stavano irrompendo sul mercato: la BMX, che visse la sua breve stagione sulla scia della popolarità del film “ET l’extra-terrestre” e soprattutto la Mountain Bike, adatta a qualsiasi terreno e fornita di un eccellente cambio Shimano anche nelle versioni più economiche. Fu l’inizio del declino per la Graziella, che con la discrezione che sempre ne accompagnò l’esistenza scomparve silenziosamente dalle scene alla fine degli anni ‘80.
Oggigiorno la Graziella costituisce un ricercato oggetto di modernariato e non è da escludere un suo rilancio in chiave moderna, così come è avvenuto in tempi recenti per il monopattino. Si potrebbe allora pensare di portarla sempre con sé nel bagagliaio della propria automobile, in modo da disporre in qualsiasi momento del mezzo di trasporto ideale con cui muoversi agilmente nel convulso traffico delle nostre città. Proprio come suggeriva lo spot televisivo di oltre trent’anni fa…"
Maggiori informazioni sulla storia della Graziella e sui vari modelli nel sito Italiano degli appassionati della Mitica Graziella
Ebbene si, alla fine recentemente il rilancio c'è stato, anche se a quanto pare non ha avuto moltissimo successo, forse a causa del peso/prezzo eccessivo del prodotto; questa è la versione attuale della Graziella prodotta dalla Bottecchia:
Scheda tecnica ed ulteriori informazioni nel sito de La Graziella 
Diciamola pure tutta,  per chi come me è cresciuto con una vera Graziella, questo nuovo restyling sembra soltanto un'operazione di marketing che non soddisfa pienamente gli appassionati né offre una valida alternativa ai vari modelli di bici pieghevoli sul mercato; senz'ombra di dubbio preferirei restaurarne una d'epoca o magari modificarla utilizzando componenti più moderne.

Interessanti alcuni modelli "similGraziella" (per Graziella si intendono anche i modelli che utilizzano lo stesso disegno del telaio, anche se di marche differenti) customizzati in circolazione:
E a volte alquanto "bizzarri":

Fonte foto ed ulteriori info sulla "customizzazione" della Graziella: Thriller Graziella 

  Degno di nota il divertentissimo raduno annuale della Graziella che si tiene ogni anno a Bergamo, le Grazielliadi, ovvero le "Olimpiadi della Graziella" , l'ultima edizione si è svolta il 29 Giugno scorso:
Maggiori info e foto: Bicipieghevoli.net e Grazielliadi

giovedì 25 aprile 2013

Mixte Bikes Retro Style

Le "Mixte Bikes" o "Mixte Frame Bikes" (anche chiamate mixed o unisex) si caratterizzano per alcune particolarità costruttive del telaio:
 il tubo superiore del tradizionale telaio a diamante viene sostituito con una coppia di tubi di sezione inferiore, che partono dal tubo sterzo, si congiungono lateralmente al tubo sella attraversando il telaio,
 fino ad arrivare all'asse posteriore.
L'origine di questo tipo di telaio dovrebbe risalire agli anni '30 o '40 anche se le informazioni sono un po' vaghe; comunque sia si parla prevalentemente di origini Francesi. Tra i vari produttori ricordiamo René Herse, Motobécane, Peugeot etc. 

Una Peugeot PH 65 dal catalogo del 1951
Fonte: Peugeotshow cataloghi Peugeot dal 1926 al 1993
A partire dagli anni '70 numerosissime case costruttrici a livello internazionale hanno preso ispirazione da questo fantastico design.

 E tuttora sono moltissimi i modelli in produzione che utilizzano lo stesso tipo di telaio, come ad esempio la Kona Roundabout:
Raleigh Clubman:

In rete ci sono moltissime gallerie fotografiche, informazioni per il restauro, etc. che riguardano questo tipo di bici; fino a poco tempo fa, anch'io ho avuto la fortuna di possederne una.
La Peugeot P18L del 1983, che ho recuperato cambiando qualche componente, come le leve dei freni (cavi e pattini compresi), il manubrio, i copertoni, il sellino e le manopole, con poco più di 50€.

Per me è stata una fantastica compagna di avventure, dalla quale ho dovuto separarmi con l'arrivo inaspettato della Vitesse. 
La Peugeot P18L ha un telaio in Carbolite 103 Special Tubing , comodo, robusto e abbastanza leggero, ed anche dopo trent'anni faceva egregiamente il suo lavoro. La trasmissione originale non era mai stata cambiata e funzionava perfettamente: deragliatore posteriore e anteriore Simplex, pacco pignoni a ruota libera 5speed  14-26T (14-16-20-23-26) e doppia corona 36-48T.
Sviluppo Metrico: 

Purtroppo ho pochissime foto:

In fine vorrei esortarvi nuovamente ripetendo ciò che ho scritto qualche mese fa in un mio vecchio post: 
"Esistono moltissimi modelli per esempio degli anni '70 e '80 che con piccoli interventi e modifiche economiche potrebbero tornare in circolazione; date un'occhiata nelle vostre cantine, o in quelle di amici e parenti, potreste scoprire un tesoro dimenticato."

martedì 8 gennaio 2013

I pianeti girano pure

"I pianeti girano pure" è un cortometraggio Italospagnolo del 2003 diretto da Jaime Palomo Cousido: 
Anna sta imparando ad andare in bici. Ha 29 anni. Antonio e Leonardo si prendono cura delle loro biciclette a Bologna, in una maniera molto particolare.
Riflessioni sul movimento della bicicletta, attraverso la bici, scoprire la metafora della vita stessa e la dinamica dell'universo. 
"Una parte delle leggi del macrocosmo sono nella ruota di una bicicletta, no?"


venerdì 7 dicembre 2012

Raleigh Twenty Retro Style

Raleigh Twenty


L'estate scorsa durante una breve vacanza nel Kent ho incrociato più volte questo modello di bici pieghevole degli anni '70, in particolare nella colorazione verde. Incuriosito, mi sono avvicinato ed ho subito notato l'ottima fattura e la solidità del telaio in acciaio, ed il cambio interno al mozzo Sturmey Archer AW 3-speed. 


Di ritorno a casa la mia curiosità è andata ben oltre...
 ed ho cercato informazioni  più dettagliate sulle caratteristiche tecniche e la storia di questo glorioso modello; per chi volesse saperne di più consiglio la pagina 
 del mitico Sheldon Brown oppure Raleigh Twenty Web .


La Raleigh Twenty grazie alla sua linea, semplicità e resistenza, si presta facilmente ad un intervento di restauro  Restauro Raleigh Twenty '72 o magari a modifiche più performanti.
Esistono moltissimi modelli (non necessariamente pieghevoli) per esempio degli anni '70 e '80 che con piccoli interventi e modifiche economiche potrebbero tornare in circolazione; date un'occhiata nelle vostre cantine, o in quelle di amici e parenti, potreste scoprire un tesoro dimenticato.